La Storia di Palazzo Tornielli (già Palazzo del Pretorio)
Le sue origini risalgono al XV-XVI secolo. Nel 1711 era la dimora del castellano Giovanni Giacomo Paltro. Alla fine del XIX secolo sull’arco del portico sotto il palazzo vi era la data del 1462, che si riferisce, con ogni probabilità, a lavori di ripristino ed ampliamento.
A seguito del Trattato di Utrecht, anche qui giunsero le armate francesi di Napoleone che, proprio nel palazzo, firmò, il 5 giugno 1797, la pace con la Repubblica di Genova. Fu fra la fine dell’800 e i primi del ‘900 che l’ing. Tornelli (ideatore del castello di Cereseto), che lo ristrutturò e lo arredò con mobili d’epoca.
Abbandonato nel 1960, il palazzo è stato restaurato negli anni ’90 dall’attuale proprietario.
Architettonicamente è molto bella la parte loggiata che conferisce leggerezza all’edificio, aprendolo verso il bellissimo panorama antistante, sulle colline del Monferrato.
Giardino di Palazzo Tornielli
L’origine del palazzo (in alcune fonti citato come castello) corrisponde probabilmente, con l’edificazione delle mura difensive dell’antico nucleo di cui sono rimasti alcuni tratti datati XV-XVI secolo. L’edificio, che in alcune fonti viene citato come “castello” è dovuta al fatto che, trattandosi di un edificio di una certa mole, fosse stato la sede dei feudatari. Un documento catastale datato 1674 attesta che il castello era sede del palazzo pretorio mentre, con il passare degli anni diventò residenza nobiliare.
Ubicato su un’ampia terrazza sostenuta da antiche mura di contenimento, il giardino fu progettato nella prima metà del XX secolo dal torinese Giuseppe Roda, uno dei più affermati paesaggisti in ambito piemontese e lombardo del periodo. Il suo «progetto di sistemazione a giardino a fiori del cortile di casa Tornielli in Mombello Monferrato», conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, prevedeva una composizione formale impostata sull’asse centrale della facciata prospiciente il giardino rispetto al quale convergevano una serie di percorsi a raggiera che delimitavano aiuole disegnate da siepi di bosso.
Un pergolato sostenuto da coppie di pilastrini chiudeva il giardino e faceva da copertura a una seduta posta in asse con l’ingresso alla residenza, mentre due fondali contrapposti ubicati ai lati del pergolato decoravano il giardino determinando una serie di intrecci di punti focali. Analizzando la situazione attuale è possibile comprendere che il progetto subì importanti modifiche in corso d’opera poiché impostato su una planimetria del tutto differente rispetto alla situazione attuale.
Non è da escludere che il progettista abbia impostato l’impianto del giardino su un elaborato progettuale in fase di sviluppo e che gli elementi caratterizzanti furono adattati al giardino pensile adiacente al cortile in questione. Si ritrovano infatti in questo spazio il pergolato posto a coronamento della terrazza, alcune aiuole dalle forme curve delimitate da siepi di bosso e un fondale decorato con nicchia centrale.
Il giardino pensile di Palazzo Tornielli è un angolo raccolto e sereno compreso tra il cortile e il fondale cui corre subito lo sguardo, attratto dalla piacevolezza delle linee architettoniche esaltate dal contrasto tra il colore caldo dell’intonaco (lo stesso di tutta la parte abitativa) e quello intenso del tasso e del cipresso che gli crescono ai lati, e degli arbusti – una peonia affiancata da una weigela a foglie variegate e da un melograno da fiore – che ne orlano la base.
Fiancheggiato da sinuose siepi di bosso, un vialetto corre diritto al fondale, suddividendo in due parti il giardino: più aperta e colorata la parte verso valle, dove scandite dai pilastrini di un pergolato ricoperto di glicine e da balconcini ravvivati da gerani si aprono incantevoli vedute sul paese e sulla vallata, sulle colline prospicienti la Valle Cerrina; più raccolto il lato opposto dove alcune lagerstroemie si innalzano dalle siepi e si affacciano sul passo carraio dal bell’acciottolato che sale dolcemente tra i muri di contenimento del giardino e del fianco della collina, mimetizzati dal verde fresco e ombroso della vite vergine e di altri rampicanti sapientemente utilizzati e ingentiliti da una bordura di gardenie.
Scelte progettuali di notevole interesse che danno carattere alla struttura del giardino, il quale è sopraelevato di pochi gradini rispetto allo spazio davanti a casa, punto d’arrivo del passo carraio e graziosissimo cortile-giardino dove spiccano un folto arbusto di rincospermo e una rosa rampicante ai lati di un’ampia vetrata; parallela all’abitazione, cresce una siepe di bosso sapientemente sagomata. Grandi vasi di agrumi e altri arbusti sempreverdi, aceri giapponesi, fiori contribuiscono a creare un senso di serenità che tutto pervade.
A sottolineare l’armonia dell’insieme ricchissimo di verde, un pozzo romanticamente ricoperto da un rosaio spumeggiante di roselline bianche accanto a un gelso pendulo.
La storia di Mombello Monferrato
I Romani
La storia del territorio comunale si può far risalire al II-III secolo D.C. quando, sulla sponda sinistra del torrente Stura, a fianco della strada che collegava Vardacate (Casale Monferrato) e Industria, sorse un insediamento romano. Il rinvenimento di numerosi frammenti ceramici di età imperiale e di una moneta dell’Imperatore Gallieno (254 D.C.) ne testimoniano l’epoca.
Tra il IV e il V secolo D.C. l’area fu quasi abbandonata, e fu occupata solamente per insediamenti precari e provvisori.
Il Medioevo e la dinastia degli Aleramo
Nel VI- VII secolo D.C. furono i Longobardi ad insediarsi nel sito, utilizzando, in parte, ciò che restava dell’insediamento romano. Vi fu creata una attività artigianale per la produzione di tessuti.
Un Tremisse aureo dell’Imperatore Maurizio Tiberio (592-602) e una frazione di Siliqua del Re Pertarito (672-688) sono le monete che confermano la datazione. Non lontano si trova la Pieve di San Michele ad Medias, Oratorio privato di una famiglia aristocratica, con attorno una necropoli, databile fra il VII secolo D.C. e l’età romanica.
Nello stesso sito ha sede anche una fornace per la produzione di mattoni, risalente al XII secolo, che fa da collegamento con la storia del comune, in quanto, nel medesimo secolo, nel capoluogo vi era una imponente rocca ed un superbo palazzo, dimora saltuaria dei Principi Monferrini (nel 1133 vi erano presenti Raineiro, Guglielmo ed Ardizzono).
Già durante il periodo in cui il Marchesato fu dominio della dinastia degli Aleramo, ebbe grande importanza politica il Comune di Mombello, tanto che fu proprio Giorgio di Mombello, nel 1199, a fare da mediatore fra il Marchese Bonifacio e le città di Alessandria, Asti e Vercelli.
In occasione del matrimonio del Marchese Guglielmo con Isabella di Glocester (nel 1250 circa) fu la rocca di Mombello a essere data in cauzione come dote della sposa.
Da Monte, Corrado Cavallo, Facino, Andrea ed Enrico Falcimagna parteciparono ai lavori del Parlamento Generale, convocato a Trino nel 1305, durante il quale si invitò l’Imperatrice Jolanda, unica erede del Marchese Giovanni, a prendere possesso degli Stati Monferrini. Nel 1306, Teodoro, figlio dell’Imperatrice Jolanda, prese possesso del Marchesato, Mombello ne divenne una delle sedi permanenti.
I lavori del Parlamento convocato a Chivasso (1320) furono nominati comandanti della milizia monferrina i fratelli mombellesi Perdomo e Guglielmo Ferrario.
Nel 1349 Guglielmo da Mombello fu uno dei firmatari del compromesso che affidava a Giovanni Visconti, Arcivescovo di Milano, la soluzione delle controversie fra il Conte Amedeo di Savoia e Jacopo, Principe di Acaia. Ottone di Brunswik convoca, nel 1379, il Parlamento Generale a Moncalvo e, in questa occasione, i rappresentanti di Mombello sono Corrado da Costa e Pietro Cavallo. Ancora un Signore di Mombello, Giovanni, fra i testimoni del prolungamento della tregua (nel 1349) nel contenzioso che divideva il Marchese del Monferrato e Ludovico, Principe di Acaia.
Dai Gonzaga ai Savoia
Nella guerra, avvenuta nel 1435, fra Gian Giacomo di Monferrato e Amedeo di Savoia, quest’ultimo ne ebbe possesso per breve tempo. 1474 la grande Diocesi di Vercelli fu divisa e fu costituita quella di Casale Monferrato, in cui confluirono i territori “ultra Padum”, di cui Mombello faceva parte.
È opportuno segnalare la presenza nel capoluogo, fin dalla metà del XVI secolo, di un Hospitaletto, operativo fino alla fine del secolo successivo.
La famiglia Guerriero fu da questi infeudata a Mombello, prima come Conti, nel 1598, e poi Marchesi, nel 1603, che ne tenne il possesso almeno fino ai tre primi decenni del XVIII secolo.
Da Napoleone ai nostri giorni
In seguito alla stipula del trattato di Utrecht, il dominio dei luoghi passò alla dinastia dei Savoia, fino alla discesa in Italia di Napoleone, che proprio nel palazzo oggi denominato Palazzo Tornelli, firmò la Pace con Genova, nel 1797.
La caduta di Napoleone, in seguito al trattato di Vienna (1815), Mombello entrò a far parte del Regno di Piemonte e Sardegna, prima, e del Regno d’Italia, poi. La II guerra mondiale, dopo l’8 settembre 1943, si costituirono anche qui delle formazioni partigiane, che parteciparono attivamente alle operazioni belliche della Resistenza.
Storia, sia pure minore, ma di non secondaria importanza, del comune fanno parte il convento francescano di Monte Sion, chiuso da Napoleone nel 1802, la chiesa di San Sebastiano, nel capoluogo, il Santuario di San Gottardo e la chiesa della Madonna del Carmine, a Pozzengo, la Madonna del Bricco, a Casalino, e la cascina del Gambarello. Per il suo importante passato, oggi Mombello è sede di circoscrizione elettorale.